L'umanità dimenticata in fondo al mare

20 Luglio 2015
Redazione YOUng
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Le speranze delle persone affondano nell'indifferenza dei potenti. Bisogna farsi ferocemente umani

Sono rimasto allibito da quanto ho sentito qualche ora fa. La mia vita scorreva tranquilla tra le solite mansioni quotidiane, impegni più o meno importanti, che mi tengono la mente occupata. Poi arriva una notizia del genere ed allora la necessità di pensare si fa più viva, si fa insistente perché scuote, o almeno dovrebbe, le coscienze.

Ennesima traversata in mare per tante persone che per gran parte sono africane, talvolta del vicino Medio Oriente per chi ha la forza di affrontare anche un viaggio a piedi, attraversando il deserto. Questa volta però la tirannia del più forte sul bisognoso è ancora più evidente; stavolta le persone sono trattate davvero come bestie, ancor più del solito. 

Sull’imbarcazione fatiscente che dovrebbe portare i profughi in Italia c’è davvero poco spazio, insufficiente per i 320 migranti che hanno pagato quel posto con tutti i risparmi che avevano. Lo scafista decide allora che per ammassare tutte le persone a bordo è necessario anche tutto lo spazio della stiva per cui nessuno potrà portare bagagli al seguito. 

In pochi secondi tutte le borse vengono lanciate a mare, compresa quella di una bambina siriana di 10 anni affetta da diabete. Le siringhe di insulina finiscono in acqua tra la disperazione della piccola e dei familiari; a nulla sono valsi i tentativi del padre di fermare gli scafisti scatendo, anzi, la loro ira. L’epilogo è drammatico: il viaggio dura diversi giorni e per la bambina i problemi arrivano già dopo qualche ora di navigazione. Non c’è modo di curarla ed il tempo passa inesorabile: la bambina va in coma e di lì a poco muore tra le braccia della madre. 

Questa storia deve far riflettere perchè è vergognoso il livello di disumanità raggiunto in questi contesti di guerra sotto lo sguardo inerme dei potenti del mondo. In questa storia c’è quello che siamo diventati, il motivo per cui dovremmo lavorare tanto per tornare umani
Sebbene sia compito delle politiche europee e dei principali capi di Stato far fronte a questa emergenza che va avanti da troppo, anche io mi sento un po’ colpevole per la piccola vittima di oggi. Forse i diritti umani stanno diventando meno importanti perchè tutti noi ci stiamo battendo sempre meno per essi. 

Se d’altra parte sale unito il coro di coloro i quali non vogliono altri rifugiati sul territorio italiano, forse la voce di chi invece vuole contribuire a salvare queste persone dal loro triste destino e che vuole accoglierle sulle nostre coste dovrebbe essere più forte, farsi sentire di più. Se da un lato è compatto il fronte di persone che scende in piazza per protestare contro gli stranieri, in alcuni casi aggredendoli anche fisicamente, sotto i loro sguardi spaesati ed increduli, allo stesso tempo non c’è la stessa ferocia nelle persone perbene che invece accetterebbero volentieri di dare una mano a chi ne ha bisogno mettendo a disposizione vitto, alloggio e quello che può. 

Allora probabilmente è questo che dobbiamo diventare o, meglio, tornare ad essere: ferocemente umani
Arrabbiarci, indignarci, discutere e passare all’azione in maniera autonoma e collettiva quando possibile. 

Io stesso, come molti altri, devo riprendere a praticare l’ intolleranza verso questi episodi tragici, verso queste persone senza scrupoli, verso queste politiche che non fanno onore all’umanità che ci contraddistingue come uomini e donne. 
Non solo vogliamo i nomi dei responsabili materiali dell’accaduto, ma anche quelli dei potenti che stanno a guardare. Ma soprattutto non dobbiamo noi diventare responsabili , neanche in minima parte, con l’indifferenza e l’indigenza umana.
Torniamo ad essere ferocemente umani, fortemente intolleranti verso questa disumanità.  

L'AUTORE
La redazione di YOUng
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