4 Motivi per cui il Viaggio di Ritorno sembra più breve di quello di Andata

27 Luglio 2015
Redazione YOUng
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viaggio di ritorno

Quante volte vi sarà capitato di ritornare a casa dalle vacanze ed avvertire una strana sensazione ovvero che il viaggio di ritorno è stato più veloce di quello di andata, seppur a parità di distanze? Come riporta Vox, molte persone avvertono questa sensazione che consiste, però, in una semplice illusione. A provarlo è stato un recente studio pubblicato sul giornale PLOS ONE. Per la ricerca, Ryosuke Ozawa ed altri scienziati dell’Università di Kyoto hanno coinvolto due gruppi di partecipanti, i quali hanno preso parte a dei ‘viaggi’ simulati. Al primo gruppo, è stato mostrato un video, della durata di 20 minuti, che mostrava una persona mentre camminava per le vie di una città per raggiungere la sua destinazione e poi rifaceva il percorso al contrario. L’altro gruppo di partecipanti, dopo aver visto un video, di sola andata, ha visionato un percorso di ritorno diverso, a parità di distanza percorsa.

1) La strada del ritorno sembra più familiare e, quindi, sembra più veloce

La familiarità è la più antica spiegazione offerta per l’effetto del viaggio di ritorno – ed è stata la prima suggerita dai ricercatori nel 1950. C’è anche una certa logica in questa tesi: un’altra ricerca ha suggerito che provare stimoli sconosciuti può farci percepire il tempo più lentamente. Recenti esperimenti hanno, tuttavia, indicato che questa non è la vera ragione per l’effetto del viaggio di ritorno. In uno studio del 2011, i ricercatori avevano fatto compiere ad alcuni ciclisti un giro standard, con lo stesso percorso di andata e ritorno. Ad altri ciclisti, invece, era stato chiesto di effettuare un giro diverso per il ritorno. Sorprendentemente, entrambi i gruppi hanno giudicato il viaggio di ritorno più veloce.

2) Sopravvalutiamo la lunghezza del viaggio di ritorno e questo lo fa sembrare più veloce

Sulla base della sua analisi nello studio del 2011, lo psicologo olandese Niels van de Ven è giunto ad un’ipotesi diversa. Ha sostenuto che spesso sopravvalutiamo la lunghezza dell viaggio di ritorno, in maniera tale da sembrare più veloce della realtà.
Spesso vediamo che le persone sono troppo ottimiste quando cominciano a viaggiare“, ha detto de Ven NPR. Ciò significa che la prima tappa del viaggio dura più a lungo del previsto. “Così si inizia il viaggio del ritorno, e pensi, ‘Wow, ci vorrà molto tempo’” ha detto lo psicologo. Come risultato, il ritorno richiede meno tempo del previsto e, questo pensiero, lo fa sembrare più breve.

3) E’ perchè ci preoccupiamo di essere sempre puntuali

Altri ricercatori hanno suggerito che l’effetto del viaggio di ritorno potrebbe verificarsi in quanto spesso abbiamo un orario prestabilito per essere in un determinato posto. Avere un appuntamento porta il nostro cervello a destinare maggiori risorse alla preoccupazione circa il tempo, il che lo fa sembrare più lento.

4) L’effetto del viaggio di ritorno è legato alla narrazione

Gli autori del recente studio PLOS ONE non hanno una spiegazione specifica per l’effetto del viaggio di ritorno ma hanno notato qualcosa di interessante tra le persone che lo stavano provando. E’ stato chiesto più volte ai partecipanti dello studio di avvisare, senza guardare l’orologio, quando fossero passati tre minuti. Durante l’esperimento, entrambi i gruppi hanno percepito il trascorrere del tempo alla stessa velocità. E’ stato solo dopo, ovvero nel momento in cui gli è stato chiesto di comparare i due viaggi durante un esame retrospettivo, che le differenze sono emerse. “I nostri cervelli tengono traccia del tempo usando sistemi diversi“. Uno matematico traccia il passaggio del tempo in questo momento, con i neuroni che si attività a velocità e meccanismi specifici che registrano quante volte hanno impulsi in un determinato periodo. Un altro sistema, basato sul linguaggio, guarda agli eventi passati e racconta storie riguardo alla loro lunghezza. In pratica, è stato il secondo sistema ad ingannare i partecipanti circa l’effetto del viaggio di ritorno. Gli autori dello studio PLOS ONE ipotizzano che questo possa essere accaduto perchè ai partecipanti è stato esplicitamente detto che stavano efffettuando un viaggio di andata. Per qualche ragione sconosciuta, la consapevolezza esplicita che si trattava di un viaggio di andata avrebbe alterato il loro giudizio retrospettivo del trascorrere del tempo.


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