Clapper Report: Iran e Corea del Nord incrementano programma nucleare

6 Febbraio 2014
Redazione YOUng
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Secondo James Clapper, direttore del National Intelligence (il coordinamento americano dei servizi segreti) il programma nucleare iraniano sarebbe ormai concluso.

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Lo ha dichiarato in un report presentato al Senato degli Stati Uniti il 29 gennaio. Secondo il direttore da un lato all’Iran mancherebbe solo la volontà politica di usare l’armamento nucleare – magari contro Israele – dall’altro le armi verrebbero rilevate subito, prima ancora di partire:

«Teheran ha fatto progressi tecnici in una serie di settori – tra cui l’arricchimento dell’uranio, reattori nucleari e missili balistici – da cui potrebbe costruire armi nucleari, missilistiche … Questi progressi tecnici rafforzano la nostra valutazione che l’Iran ha la capacità scientifica, tecnica e industriale per produrre finalmente armi nucleari. Questo rende centrale la volontà politica di farlo».

Sono dichiarazioni un po’ ambigue quelle di Clapper. L’Iran queste armi le ha oppure no? Altrimenti non si capisce come verrebbero intercettate dagli americani. I satelliti spia sono importanti, ma ci vuole anche qualcuno che dia le coordinate giuste per sapere dove guardare, senza contare che oltre una certa soglia occorrono degli aerei spia per poter avere delle immagini dall’alto più dettagliate. Tutte cose nelle quali l’intelligence americana scarseggia: Dalla caduta dello Scià non sappiamo di spie americane nel territorio. Virtualmente solo il Mossad – usando elementi della comunità ebraica iraniana – potrebbe avere informatori laggiù. Un altro metodo per scoprire cosa gli iraniani stanno facendo è monitorare cosa entra ed esce dalle sue frontiere, tenuto conto anche dei prodotti di scarto e delle attività sussidiarie che una industria nucleare comporta. Per esempio, secondo il rapporto, l’Iran avrebbe aumentato il numero di “centrifughe” e accumulato una grande quantità di esafluoruro di uranio a basso arricchimento. Questi progressi scientifici si spiegano col fatto che i servizi iraniani sono specializzati da decenni nell’allestire convegni scientifici tarocchi. La loro efficacia si basa molto sulla vanità dei relatori, solitamente scienziati che sostengono tesi differenti e che quando si inalberano cominciano a presentare argomenti che sarebbe meglio non rivelare in pubblico; nel mentre che “si menano” un tizio solitario sta prendendo appunti in silenzio. Ed effettivamente quel timido seduto in fondo alla sala si è dato parecchio da fare: L’Iran dispone già di un impianto di acqua pesante ad Arak, inoltre la tecnologia dei suoi missili balistici – unito al programma spaziale che stanno portando avanti – fornisce loro i mezzi per sviluppare missili a lungo raggio, compresi quelli balistici intercontinentali.

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James R. Clapper. Direttore della comunità di intelligence americana.

Un accordo internazionale di sei mesi blocca diversi punti chiave del programma nucleare iraniano, questo potrebbe spiegare come mai il paese ha potuto partecipare agli accordi per la “pace” in Siria. Massimo Fini in un recente pamphlet, faceva notare come fosse strano sbraitare contro la presenza dei plenipotenziari iraniani alla conferenza di Montreux, visto che ne fanno parte paesi che palesemente non c’entrano niente con la regione. Anche noi presentavamo alcune perplessità. Queste limitazioni sono entrate in vigore il 20 gennaio. Il prossimo ciclo di negoziati internazionali con l’Iran è previsto a New York, per il mese prossimo. Intanto Israele minaccia di attaccare l’Iran nel caso non interrompesse le sue ricerche nel campo del nucleare militare. Eppure gli ispettori nell’ONU sono già arrivati a Teheran, per visitare la miniera di uranio di Gachin. Si tratta di due decisioni “costose” e contraddittorie allo stesso tempo: 1. l’intelligence colleziona dati che dimostrano una capacità dell’Iran di poter disporre subito di armi nucleari; 2. il governo iraniano si apre alle trattative e lascia entrare gli ispettori dell’ONU. Avevamo spiegato, attraverso lo studio della esperta di intelligence Keren Yari-Milo, quale rompicapo siano queste situazioni. Escludendo eventuali mire espansionistiche, dobbiamo scartare anche quelle opportunistiche, visto che il paese è già di fatto un punto di riferimento importante nella regione. Le manovre dell’Iran sembrerebbero volte semplicemente al mantenimento dello status quo. A quanto sembra si tratterebbe di una scelta strategica che sta già dando i suoi frutti.

Il rapporto di Clapper riguarda anche la Corea del Nord, la quale presenta analoghi segnali costosi e contrastanti: Da un lato il paese si apre alla distensione, dall’altro continua a incrementare i suoi armamenti nucleari.

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Anche in questo caso ci sembra una strategia di conservazione dello status quo, minacciato per entrambi i paesi dall’effetto delle sanzioni. In un recente articolo di Francesco Tortora, pubblicato su L’Indro, si parla proprio di strategie dettate da uno «stato di necessità». Kim Jong-un sembrerebbe fortemente influenzato dai risultati economici ottenuti dalla Cina e sta dando segnali importanti in questo senso: Vale a dire, una apertura economica agli investitori stranieri. A rendere difficili le cose c’è il programma nucleare del suo governo – certificata dal rapporto di Clapper – eppure dalle dichiarazioni del loro ambasciatore a Londra, Hyon Hak-bong, la Corea del Nord vorrebbe allacciare buoni rapporti diplomatici con il governo del Sud. Tali manovre sarebbero ostacolate da Washington, che nel paese ha da sempre finanziato – attraverso la CIA – numerosi governi golpisti. Si deve proprio ai suoi fallimenti nella regione la nascita della NSA, col preciso scopo di avere una agenzia specializzata nel SigInt, lo spionaggio attraverso le telecomunicazioni.

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Attività di ricerca nucleare nella Corea del Nord. Una delle prove su cui si basa il report di James Clapper.

Tutt’oggi, secondo l’ambasciatore, gli Stati Uniti avrebbero la responsabilità di «introdurre elementi di conflittualità tra le due Coree». Cosa si intenda per “elementi di conflittualità” possiamo facilmente immaginarlo.

Secondo Francesco Tortora, ch’è un esperto della geopolitica di quella regione, quella “pacifista” sarebbe una manovra dettata da ben altri «tatticismi»:

«Sullo sfondo vi è la fame – da intendersi nel suo senso più letterale – di sostegni e aiuti che giungono dall’esterno, non solo da parte dell’antico alleato cinese sempre più gravato dalle proprie necessità interne e sempre più restìo a dover competere sulla scena internazionale per difendere il proprio alleato comunista nordcoreano sulla scena mondiale nella sua interezza ma anche da parte del fraterno segmento opposto della Penisola Coreana, la Corea del Sud, appunto».

Il rapporto di Clapper non si limita ai due paesi e ci da un quadro fosco del Mondo: Una polveriera pronta a esplodere, un po’ come cento anni fa, alla vigilia della Grande Guerra. In questo caso però, siamo decisamente più motivati a tenere assieme i precari equilibri tra gli stati, coscienti di che tragedia un conflitto totale possa essere. Il problema è che queste cose si sapevano anche alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale, quando per un po’ si
è lasciato fare a Hitler quel che gli pareva. Ed effettivamente, la Germania dell’epoca era il genuino prodotto di secolari incomprensioni e conflitti economico-politici mai risolti. Dovremmo ripartire da questo punto fondamentale: Imparare dalla Storia, prima che si ripeta, non come farsa, ma come immane tragedia, forse l’ultima.

L'AUTORE
La redazione di YOUng
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